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Gio, Nov

ANTOLOGIA DELLA CRITICA:

Arcangelo Izzo

La dolcezza brusca dell’affabulazione

L’artista e il suo rapporto con la "naturalità vertiginosa" al limite dell’esplosione vulcanica

Carmine Rezzuti ha cominciato la sua avventura presso il mare con l’immersione nei due sensi del golfo di Napoli, dove scoprì i colori della coscienza, ma anche quelli della nascita e della rigenerazione: il blu di Procida, il verde di Ischia l’azzurro di Capri, le trasparenze quarzose, cristalline del litorale di Lucrino a ovest, il nero vesuviano. Le cose banali, quotidiane e fluide appartengono al mondo, le incredibili si trovano solo oltre l’ultima terra.Più o meno in questo modo l’antichissimo scrittore Antonio Diogene descriveva le tappe del viaggio della creatività verso il luogo del non ancora raggiunto attraverso l’accumulo dell’inutile, la dissipazione e la selezione del noto e del conosciuto, e la proiezione nell’ignoto e nel percepibile. Quindi l’origine, il possibile ritrovamento del segno, dell’immagine, o meglio dell’icona, vanno collocati nel territorio del mistero, dell’enigma o del gioco, dal momento che né Diogene né alcun altro degli antichi intellettuali sapevano indicare ove potesse trovarsi questa ultima Thule.Poco tempo dopo sopraggiunse, con la sua inimitabile parodia, Luciano di Samosata e affermava con assoluta certezza che sono vere solo le cose, i segni, le metafore e le immagini che sembrano false. E descrive, così, il suo viaggio nomadico nel mondo delle sorprese, ove si muovono pesci che nuotano nel vino, e che cotti bisogna annacquarli un po’ se no fanno venire i fumi al corpo, ranocchi volanti cavalli alati, mostriciattoli strani, seleniti che sembrano marziani d’oggi, collocati in un paesaggio aereo, persino astrale, tra scene di pandemonio o di beatitudine che ci ricordano l’odierna fantascienza.A chi non crede, Luciano consiglia di andare lassù a vedere.In quel mondo si reca Carmine Rezzuti per affermare come Luciano che il suo racconto per immagini non è romanzesco, cioè falso, ma "verissimo in fantasia", tellurico / empireo, come ebbi a dire qualche tempo fa ironico ed erotico, infuocato, sismico, tramato di acqua, aria, fuoco, terra e di elementi antropologici, poetici, verbali e materiali.Carmine Rezzuti la sua avventura la comincia presso il mare con l’immersione nei due sensi del golfo di Napoli, ove scopre i colori della coscienza, anzi della nascita e della rigenerazione: il blu di Procida, il verde di Ischia, l’azzurro di Capri, mentre gli brillano negli occhi le trasparenze quarzose, cristalline del litorale di Lucrino ad occidente, il nero vesuviano con venature di ispirazioni del monte Somma e della spiaggia tornese ad oriente.Ma l’albedo, la visione lucana e antelucana avviene in alto, sulle colline della certosa e del Parco Virgiliano, ove la ricorrenza mnemonica di quei colori mette in fusione il vissuto troppo umano, troppo reale, troppo ricco di storia e di "radici", con l’iconografia trans-reale, trans-fantastica, che tuttavia fa riferimento al giallo-grigio del tufo, al gotico guglioso appuntito e verticale, al barocco voluminoso e multistrato che il paesaggio cittadino offre allo sguardo aereo.In questa fusione confluiscono, ancora, elementi esperenziali goduti e vissuti nei luoghi dell’arte, accanto al rosso "affresco" di Villa dei Misteri, che non solo diventa ematite sanguigna, pietrosa, laminata, polverosa, ocracea, ma consente anche all’artista, nella sua dichiarazione di poetica, di "superare le restrizioni della tela" e di sentirla come "schermo di una scenografia tridimensionale" presso le pitture e le sculture, i vasi e le anfore del Museo archeologico "nelle sezioni egiziana, sannitica, greco-romana,etrusca", davanti alla fauna dell’Acquario, nell’antro d’Averno e nella grotta della Sibilla cumana; negli spazi del gesto e della comunicazione, al mercato nelle arterie di San Gaetano e di San Gregorio armeno, nei vicoli spagnoli ove l’emporium, la merceria si chiama ancora "zarellaria" e accatasta, senza vetrina, giocattolini di ogni specie e di tutti i materiali sull’architrave dei bassi e sui muri circostanti, offrendo soprattutto tigri, squali coccodrilli scimmie e "mamozi" di ogni forma.Qui avviene anche il prelievo di modi di dire, di motti di spirito, di proverbi popolari che si trasformano in titoli di lavori artistici, in resoconti di un tempo che nella sua esteticità mitizza allusioni metafore e simboli di un discorso, di un linguaggio iperbolicamente fabulatori. Tommaso Trini (che invitò Rezzuti alla Biennale di Venezia del 1982 nota come Rezzuti vada "contribuendo alla odierna narratività figurale con la brusca dolcezza della sua affabulazione" che lo distingue dagli altri artisti, perché mentre quelli “raccontano la storia o filosofeggiano sull’etica, lui ( Rezzuti ) favoleggia di paesaggi e di animali che non esprimono altro se non la loro naturalità vertiginosa, al limite dell’esplosione vulcanica e, la loro pagana ferinitità…”. …Tommaso Trini evidenzia, tra l’altro, il loro riferirsi ad eventi reali, terremoti e bradisismi sempre in agguato, a scene di lotta animali, che rimanda alla violenza del potere umano, al realismo popolare che si esprime attraverso una coscienza storica al limite del fatalismo, e osserva che le figure e le parole, di cui si materiano queste pitture polimateriche, sono segni autoreferenziali: ossia voci e personaggi del dramma della pittura.Tuttavia Rezzuti sembra ricordarci ancora una volta che, se la pittura obbedisce alla circolarità, alla ripetitività, al bisogno di alimentarsi continuamente e di rigenerarsi naturalmente, l’arte in generale ama anche "mascherarsi" e, quindi, pudicamente creare quel linguaggio "verissimo in fantasia", che rifiuta le regole e apre la strada ad altri giochi, ad altri enigmi, ad altre apparizioni incredibili.


Nicola Spinosa Arte: “ una stagione come tante altre” La Voce della Campania 1975

…Carmine Rezzuti rielaboratore sapiente di forme astratto-geometriche tese a recuperare il senso di un rinnovato rigore del fenomeno visivo…


Enrico Crispolti “Premio Pontano di Pittura e Scultura” 1977 Napoli

…Carmine Rezzuti invece si è inserito con timbro molto personale in un’altra, più recente tradizione assai viva nell’area napoletana: quella dell’immaginazione oggettuale di accentuata provocazione ludica, Rezzuti tuttavia vi tende ad un riscontro abbastanza concettuale, piuttosto che all’abbandono ad una analogia di folkore oggettuale…


Michele Buonuomoil Mattino “Blu Dipinto di Blu” Napoli 1980

…il lavoro di Rezzuti si muove nella direzione tracciata dagli artisti della Nuova pittura i cosiddetti nuovi-nuovi. La riscoperta della pittura in senso strettamente disciplinare, e contemporaneamente “ negata” dall’ironia, dalla facilità e felicità della citazione, ha innescato un nuovo impulso nella ricerca artistica determinando tra l’altro un primato italiano nel panorama artistico internazionale.Rezzuti si inserisce in questa nuova situazione. Il lirismo sognatore e infantile dei cieli e dei mari blu, è una pittura che con prepotenza si lega ai tempi, superando con disinvoltura il rischio di farla diventare tutto sommato Nuova accademia.


Angelo TrimarcoMattino” Le scosse di dentro”Napoli 1988

…Così in Rezzuti, fin dalle prime prove e poi in modi sempre più incisivi e sottili il quadro diventa l’arena di un confronto vibrante di materiali e colori, di un conflitto di forze e di energie che non si placano in contemplazioni rasserenate. Una tensione che spinge il quadro sempre ai limiti di sé, in prossimità (e dentro) i vortici del vivere e la precarietà dell’esistere.Una strategia messa a punto con uno strenuo corpo-a-corpo con la materia pittorica e il flusso di materiali eterogenei…


Filiberto Mennasera ”Il Terremoto diventa Arte” Roma 1988. Quegli oggetti di tutti i giorni sospesi a metà tra poesia e sorpresa

…Rezzuti si diverte e fa divertire lo spettatore, ma nello stesso tempo tiene in un atteggiamento di sospensione e di allarme in quanto le strutture che esso costruisce sono tenute volutamente su un registro di instabilità, di precarietà come attrezzi messi su da un giocoliere maldestro. Rezzuti gioca così sul registro dell’ironia e del motto di spirito. In sostanza l’artista è un costruttore di oggetti a reazione poetica, che punta sulla sorpresa e sullo spostamento, come accadeva con gli oggetti di affezione surrealisti…


Bruno Corà catalogo “ I paesaggi essenziali” Villa Letizia Barra Roma 1988

…Rezzuti ha definito con articolata precisione la propria sintassi visiva. Nell’opera convergono più tensioni suscitate dalla presenza simultanea di materia e morfologie ora appartenenti al lessico pittorico ora a quello plastico. Se durante la seconda metà degli anni ’70 e i primissimi anni ’80 di cui ricordo la vivacità dei grappoli lignei composti di elementi residuali rinvenuti sul bagnasciuga marino, objets trouvées assemblati e dipinti dall’artista con festevole policromia. L’azione di Rezzuti era quella del bricolleur che valorizza ed accompagna a nuova vita le forme e l’opera della natura, negli attuali lavori un più controllato uso delle singole facoltà materiche ed una maggiore veicolazione delle loro potenzialità spaziali, rivela l’intento costruttivo di un paradigma visivo flessibile ma disciplinato, con una propria struttura semantica, rivolto al soddisfacimento di un’ideografia, diretto a metabolizzare la differente valenza dei segni e delle materie stesse poste in campo…


Riccardo Barletta “ Magico mondo partenopeo” Corriere della Sera 1989

…Carmine Rezzuti costruisce una << croce >> bellissima, piena di criptico eros. La costituiscono: un mannello ipercolorato di legni di spiaggia, due antefisse, una dentata foglie di specie di araucaria, un’asse, una pietra di legno fossile…


Ada Lombardi Art “L’ibridismo urbano” Roma 1990

…Le immagini usate da Rezzuti si articolano in una struttura spaziale che è divisa e contraddetta da innumerevoli frammenti decentralizzanti l’occhio di chi guarda, ed incarna la funzione del sogno. L’insieme conserva, infatti, il senso e l’impatto di un percorso frammentario ed accidentato in maniera equivalente alla vera attività onirica.Carmine Rezzuti sembra affermare che l’icona o immagine, nonostante la iconoclastia del concetto, resta attaccata alla nostra esistenza, regna da padrona sui nostri sogni contaminando il nostro quotidiano, e come un corpo reale sostiene la mente. Così come ammonisce Margherite Yourcenar, quando fa dire all’imperatore Adriano che: "Solo l’anima conta; o veniva posta con arroganza, come un dato di fatto, l’immortalità di questa entità vaga, che non abbiamo mai vista operare senza il suo corpo, prima ancora di darsi la pena di provarcene l’esistenza."…


Stefania Severi “I Paesaggi Essenziali” Roma 1993

…Il castello e la montagna, che sono i temi ricorrenti, più che definirsi “parola grafica” (in quanto pertinenti alle arti dello spazio) risultano anche “parola scritta” in quanto depositari di assiomi specifici. La valenza da attribuire a questi temi è affidata allo spettatore,sulla provocatoria scia di un forte impatto cromatico e, quindi emozionale. Chi o cosa è quel castello (di carta), posto a sbilenco su di un monte (di densa materia) ? Il castello è la parola scritta sulla carta, il logos, il concetto astratto, ritagliato e ricucito in situ…


Patrizia Ferri Flash Art “Sotto il segno del fuoco” Roma 1993

…Sotto il segno del fuoco e della telluricità magmatica, nasce la pittura di Carmine Rezzuti. L’artista lavora sui “luoghi comuni” dell’immaginario collettivo, consunti, banalizzati, resi impraticabili, massificati, ricaricandoli di una abilità di significato, operata soprattutto mediante il distanziamento ironico, che spesso è l’amaro sarcasmo di chi osserva il mondo con lucidità estrema…


Giovanna Dalla Chiesa “I paesaggi essenziali di Carmine Rezzuti” Roma 1993

…”L’unitario quadrato di cielo e di terra, mortali e divini, immanente all’essenza delle cose in quanto cose, noi lo chiamiamo: il mondo – scrive Heidegger -. La poesia, nominando le cose, le chiama in tale loro essenza. Questa, nel loro essere ed operare come cose, dispiegano il mondo: nel mondo esse stanno, e in questo loro stare nel mondo, è la loro realtà e la loro durata”.Senza nulla togliere alla sua inesausta ricerca di oggettività, la dimensione più inafferrabile, essenziale, che compete, oggi, a queste superfici di Rezzuti, rientra in una ricerca della “durata” che si concreta in una sorta di “secondavista”, che è poi quella della coscienza interiore…


Rivista di arte e criticaLa favola endogena di Carmine Rezzuti – Milano 1994 Tommaso Trini

…C’è stato un tempo più lieve ed ossigenato, invece, in cui l’arte di Rezzuti (quando lo invitai alla Biennale di Venezia nel 1982) assemblava coloratissime città aeree in una prospettiva ad uccello, che poneva il nostro sguardo ben sopra il livello delle scene, esaltando così la nostra condizione di volo su quei mondi abitati che ora erano a misura di presepe e ora esplodevano di colori e antracite come fuochi di artificio sul golfo……il suo espressionismo magico, ha aperto il flusso a un’arte eteronoma e narrativa. Rezzuti ha cominciato ad affabulare i suoi simboli quando la transavanguardia non c’era, e continuava a favoleggiare ora che la transavanguardia sono subentrate nuove forme di astrazione pittorica e ulteriori espressioni corporali…… è il reale che produce le immagini tramite l’immaginario collettivo e il singolo artista… …mi piace certo brutalismo pittorico di Rezzuti e la sua febbre visionaria che molto lo avvicina a quello di Enzo Cucchi……così la rappresentazione artistica rimanda a quella realtà altra che è la vita di chi la osserva e se ne consola……si dirà che quella di Carmine Rezzuti è una favola erogéna oltre che endogena, ovviamente l’importante è provarlo come viatico a una nuova moralità neopagana.…Dopo che per secoli la storia della pittura ha creato un incessante marea di metafore visive del Golfo di Napoli, è infine accaduto che un pittore di favole dure, Carmine Rezzuti, ha saputo trasformare le acque del Golfo, col suo bestiario, in una metafora visionaria del dipingere, in un mare di pittura……E’ il percorso dialettico di un artista che fabbrica oggetti e sculture, che dipinge con mescole spurie superficie a rilievo, nonostante sia un pittore puro……Rezzuti va contribuendo alla odierna narrativa figurale con la brusca dolcezza della sua affabulazione……Mentre gli artisti raccontano la storia o filosofeggiano sull’etica, lui favoleggia di paesaggi e animali che non esprimano altro se non la loro naturalità vertiginosa, al limite dell’esplosione vulcanica, o la pagana ferinità.


Achille Bonito Oliva “Viaggiatori senza bagaglio” da catalogo – Pietrarsa Portici (NA) 1999

Nomade è il destino dell’arte. E questo affermano i viaggiatori senza bagaglio del contemporaneo nelle loro scorribande linguistiche e comportamentali.Inviati speciali nella realtà, gli artisti esplorano le diverse possibilità di “spogliarsi” di credenze e convinzioni: per viaggiare rapidamente e senza il pregiudizio della proprietà culturale dell’opera.L’arte non ama il copyright,. Ma piuttosto la scoperta che sbilancia il possesso e garantisce l’accesso a geografie dell’immaginario senza confini territoriali.L’unico confine che qui possiamo accettare è quello di un orizzonte garantito dalla sempiterna immagine del Vesuvio.


Arcangelo Izzo “La dolcezza brusca dell’affabulazione” Il Tempo Napoli 1999

…Qui avviene anche il prelievo di modi di dire, di motti di spirito, di proverbi popolari che si trasformano in titoli di lavori artistici, in resoconti di un tempo che nella sua esteticità mitizza allusioni metafore e simboli di un discorso, di un linguaggio iperbolicamente fabulatorio… …Tuttavia Rezzuti sembra ricordarci che l’arte in generale ama anche “mascherarsi” e, quindi, pudicamente creare quel linguaggio “verissimo in fantasia” che rifiuta le regole e apre la strada ad altri giochi, altri enigmi, ad altre apparizioni incredibili.


Vitaliano Corbi Differenze e affinità al Maschio Angioino Repubblica Napoli 2003

Al Maschio Angioino tre artisti per una mostra. Un appuntamento espositivo che per i tre artisti si rinnova da parecchi anni. Il gruppo ha una sua storia interessante, in cui le ragioni del dialogo culturale prevalgono decisamente su quelle convergenze programmatiche, riconducibili ad una comune fiducia nel primato dell’opera……Rezzuti evoca tonalità fiabesche intorno al suo simpatico mostriciattolo post-moderno, in un mondo di raffinatissime qualità pittoriche;…


Stefano de Stefano Maschio Angioino, artisti in “viaggio” Corriere del Mezzogiorno 2003

…Rezzuti mostra invece cinque pezzi e due disegni-progetto. Tutti senza titolo e tutti degli ultimi due anni. Sono superficii in legno, spesso nere su cui si stagliano tridimensionalmente, in diverse proporzioni, i suoi tipici "mamozi", mostriciattoli rossi a sei zampe, con le fauci da pesce affamato spalancate verso il mondo, visti per la prima volta alla Biennale dell’82…


Patrizia Di Maggio catalogo Napoli 2005

…Le opere IM-POSSIBILI si collocano sul versante dell’alterità spazio-temporale. Sono gesti decisi, che cercano il rapporto con lo spazio circostante: sono progetti in forma compiuta che non hanno trovato una collocazione;… …L’utopia è il territorio della loro esistenza, e lo sguardo esterno, che è quasi da voyeur, le riempirà di senso e ne aumenterà il fascino, se sarà in grado di stabilire con esse un contatto attraverso l’immaginazione… …Carmine Rezzuti ha scelto l’ironia come fil rouge dei suoi lavori che, più degli altri, si collocano in una sorta di limbo spazio-temporale, in cui la realtà appare modificata da presenze inconsuete quanto inverosimili…


VIAGGIATORI NELL’ARTE Niente è “impossibile” Mario Franco La Repubblica 28-9-2005

…Gli animali di Rezzuti, strana teoria di mostri che sembrano uscire da un bestiale medioevale. Su questo continuo enumerare e rappresentare, che si muove nell’ambito dei sogni e delle esperienze che si accumulano, ciò che c’è, di veramente nuovo e innovativo, è il riscrivere la storia dell’uomo in un ottica paradisiaca e beffarda. Se la storia viene riscritta, ciò presuppone che le spiegazioni finora date non siano più degne di fede. “Credo che nel momento i cui sono richiesti nuovi modelli di spiegazione che ci fanno comprendere la storia precedentemente scritta –chiarisce Rezzuti- allora io metto in scena la storia, chiamando sul teatro dell’epoca attuale i miei animali a raccontarla”…