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Dom, Dic

HANNO SCRITTO DI LUI

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ANTOLOGIA DELLA CRITICA:

Arcangelo Izzo

La dolcezza brusca dell’affabulazione

L’artista e il suo rapporto con la "naturalità vertiginosa" al limite dell’esplosione vulcanica

Carmine Rezzuti ha cominciato la sua avventura presso il mare con l’immersione nei due sensi del golfo di Napoli, dove scoprì i colori della coscienza, ma anche quelli della nascita e della rigenerazione: il blu di Procida, il verde di Ischia l’azzurro di Capri, le trasparenze quarzose, cristalline del litorale di Lucrino a ovest, il nero vesuviano. Le cose banali, quotidiane e fluide appartengono al mondo, le incredibili si trovano solo oltre l’ultima terra.Più o meno in questo modo l’antichissimo scrittore Antonio Diogene descriveva le tappe del viaggio della creatività verso il luogo del non ancora raggiunto attraverso l’accumulo dell’inutile, la dissipazione e la selezione del noto e del conosciuto, e la proiezione nell’ignoto e nel percepibile. Quindi l’origine, il possibile ritrovamento del segno, dell’immagine, o meglio dell’icona, vanno collocati nel territorio del mistero, dell’enigma o del gioco, dal momento che né Diogene né alcun altro degli antichi intellettuali sapevano indicare ove potesse trovarsi questa ultima Thule.Poco tempo dopo sopraggiunse, con la sua inimitabile parodia, Luciano di Samosata e affermava con assoluta certezza che sono vere solo le cose, i segni, le metafore e le immagini che sembrano false. E descrive, così, il suo viaggio nomadico nel mondo delle sorprese, ove si muovono pesci che nuotano nel vino, e che cotti bisogna annacquarli un po’ se no fanno venire i fumi al corpo, ranocchi volanti cavalli alati, mostriciattoli strani, seleniti che sembrano marziani d’oggi, collocati in un paesaggio aereo, persino astrale, tra scene di pandemonio o di beatitudine che ci ricordano l’odierna fantascienza.A chi non crede, Luciano consiglia di andare lassù a vedere.In quel mondo si reca Carmine Rezzuti per affermare come Luciano che il suo racconto per immagini non è romanzesco, cioè falso, ma "verissimo in fantasia", tellurico / empireo, come ebbi a dire qualche tempo fa ironico ed erotico, infuocato, sismico, tramato di acqua, aria, fuoco, terra e di elementi antropologici, poetici, verbali e materiali.Carmine Rezzuti la sua avventura la comincia presso il mare con l’immersione nei due sensi del golfo di Napoli, ove scopre i colori della coscienza, anzi della nascita e della rigenerazione: il blu di Procida, il verde di Ischia, l’azzurro di Capri, mentre gli brillano negli occhi le trasparenze quarzose, cristalline del litorale di Lucrino ad occidente, il nero vesuviano con venature di ispirazioni del monte Somma e della spiaggia tornese ad oriente.Ma l’albedo, la visione lucana e antelucana avviene in alto, sulle colline della certosa e del Parco Virgiliano, ove la ricorrenza mnemonica di quei colori mette in fusione il vissuto troppo umano, troppo reale, troppo ricco di storia e di "radici", con l’iconografia trans-reale, trans-fantastica, che tuttavia fa riferimento al giallo-grigio del tufo, al gotico guglioso appuntito e verticale, al barocco voluminoso e multistrato che il paesaggio cittadino offre allo sguardo aereo.In questa fusione confluiscono, ancora, elementi esperenziali goduti e vissuti nei luoghi dell’arte, accanto al rosso "affresco" di Villa dei Misteri, che non solo diventa ematite sanguigna, pietrosa, laminata, polverosa, ocracea, ma consente anche all’artista, nella sua dichiarazione di poetica, di "superare le restrizioni della tela" e di sentirla come "schermo di una scenografia tridimensionale" presso le pitture e le sculture, i vasi e le anfore del Museo archeologico "nelle sezioni egiziana, sannitica, greco-romana,etrusca", davanti alla fauna dell’Acquario, nell’antro d’Averno e nella grotta della Sibilla cumana; negli spazi del gesto e della comunicazione, al mercato nelle arterie di San Gaetano e di San Gregorio armeno, nei vicoli spagnoli ove l’emporium, la merceria si chiama ancora "zarellaria" e accatasta, senza vetrina, giocattolini di ogni specie e di tutti i materiali sull’architrave dei bassi e sui muri circostanti, offrendo soprattutto tigri, squali coccodrilli scimmie e "mamozi" di ogni forma.Qui avviene anche il prelievo di modi di dire, di motti di spirito, di proverbi popolari che si trasformano in titoli di lavori artistici, in resoconti di un tempo che nella sua esteticità mitizza allusioni metafore e simboli di un discorso, di un linguaggio iperbolicamente fabulatori. Tommaso Trini (che invitò Rezzuti alla Biennale di Venezia del 1982 nota come Rezzuti vada "contribuendo alla odierna narratività figurale con la brusca dolcezza della sua affabulazione" che lo distingue dagli altri artisti, perché mentre quelli “raccontano la storia o filosofeggiano sull’etica, lui ( Rezzuti ) favoleggia di paesaggi e di animali che non esprimono altro se non la loro naturalità vertiginosa, al limite dell’esplosione vulcanica e, la loro pagana ferinitità…”. …Tommaso Trini evidenzia, tra l’altro, il loro riferirsi ad eventi reali, terremoti e bradisismi sempre in agguato, a scene di lotta animali, che rimanda alla violenza del potere umano, al realismo popolare che si esprime attraverso una coscienza storica al limite del fatalismo, e osserva che le figure e le parole, di cui si materiano queste pitture polimateriche, sono segni autoreferenziali: ossia voci e personaggi del dramma della pittura.Tuttavia Rezzuti sembra ricordarci ancora una volta che, se la pittura obbedisce alla circolarità, alla ripetitività, al bisogno di alimentarsi continuamente e di rigenerarsi naturalmente, l’arte in generale ama anche "mascherarsi" e, quindi, pudicamente creare quel linguaggio "verissimo in fantasia", che rifiuta le regole e apre la strada ad altri giochi, ad altri enigmi, ad altre apparizioni incredibili.


Nicola Spinosa Arte: “ una stagione come tante altre” La Voce della Campania 1975

…Carmine Rezzuti rielaboratore sapiente di forme astratto-geometriche tese a recuperare il senso di un rinnovato rigore del fenomeno visivo…


Enrico Crispolti “Premio Pontano di Pittura e Scultura” 1977 Napoli

…Carmine Rezzuti invece si è inserito con timbro molto personale in un’altra, più recente tradizione assai viva nell’area napoletana: quella dell’immaginazione oggettuale di accentuata provocazione ludica, Rezzuti tuttavia vi tende ad un riscontro abbastanza concettuale, piuttosto che all’abbandono ad una analogia di folkore oggettuale…


Michele Buonuomoil Mattino “Blu Dipinto di Blu” Napoli 1980

…il lavoro di Rezzuti si muove nella direzione tracciata dagli artisti della Nuova pittura i cosiddetti nuovi-nuovi. La riscoperta della pittura in senso strettamente disciplinare, e contemporaneamente “ negata” dall’ironia, dalla facilità e felicità della citazione, ha innescato un nuovo impulso nella ricerca artistica determinando tra l’altro un primato italiano nel panorama artistico internazionale.Rezzuti si inserisce in questa nuova situazione. Il lirismo sognatore e infantile dei cieli e dei mari blu, è una pittura che con prepotenza si lega ai tempi, superando con disinvoltura il rischio di farla diventare tutto sommato Nuova accademia.


Angelo TrimarcoMattino” Le scosse di dentro”Napoli 1988

…Così in Rezzuti, fin dalle prime prove e poi in modi sempre più incisivi e sottili il quadro diventa l’arena di un confronto vibrante di materiali e colori, di un conflitto di forze e di energie che non si placano in contemplazioni rasserenate. Una tensione che spinge il quadro sempre ai limiti di sé, in prossimità (e dentro) i vortici del vivere e la precarietà dell’esistere.Una strategia messa a punto con uno strenuo corpo-a-corpo con la materia pittorica e il flusso di materiali eterogenei…


Filiberto Mennasera ”Il Terremoto diventa Arte” Roma 1988. Quegli oggetti di tutti i giorni sospesi a metà tra poesia e sorpresa

…Rezzuti si diverte e fa divertire lo spettatore, ma nello stesso tempo tiene in un atteggiamento di sospensione e di allarme in quanto le strutture che esso costruisce sono tenute volutamente su un registro di instabilità, di precarietà come attrezzi messi su da un giocoliere maldestro. Rezzuti gioca così sul registro dell’ironia e del motto di spirito. In sostanza l’artista è un costruttore di oggetti a reazione poetica, che punta sulla sorpresa e sullo spostamento, come accadeva con gli oggetti di affezione surrealisti…


Bruno Corà catalogo “ I paesaggi essenziali” Villa Letizia Barra Roma 1988

…Rezzuti ha definito con articolata precisione la propria sintassi visiva. Nell’opera convergono più tensioni suscitate dalla presenza simultanea di materia e morfologie ora appartenenti al lessico pittorico ora a quello plastico. Se durante la seconda metà degli anni ’70 e i primissimi anni ’80 di cui ricordo la vivacità dei grappoli lignei composti di elementi residuali rinvenuti sul bagnasciuga marino, objets trouvées assemblati e dipinti dall’artista con festevole policromia. L’azione di Rezzuti era quella del bricolleur che valorizza ed accompagna a nuova vita le forme e l’opera della natura, negli attuali lavori un più controllato uso delle singole facoltà materiche ed una maggiore veicolazione delle loro potenzialità spaziali, rivela l’intento costruttivo di un paradigma visivo flessibile ma disciplinato, con una propria struttura semantica, rivolto al soddisfacimento di un’ideografia, diretto a metabolizzare la differente valenza dei segni e delle materie stesse poste in campo…


Riccardo Barletta “ Magico mondo partenopeo” Corriere della Sera 1989

…Carmine Rezzuti costruisce una << croce >> bellissima, piena di criptico eros. La costituiscono: un mannello ipercolorato di legni di spiaggia, due antefisse, una dentata foglie di specie di araucaria, un’asse, una pietra di legno fossile…


Ada Lombardi Art “L’ibridismo urbano” Roma 1990

…Le immagini usate da Rezzuti si articolano in una struttura spaziale che è divisa e contraddetta da innumerevoli frammenti decentralizzanti l’occhio di chi guarda, ed incarna la funzione del sogno. L’insieme conserva, infatti, il senso e l’impatto di un percorso frammentario ed accidentato in maniera equivalente alla vera attività onirica.Carmine Rezzuti sembra affermare che l’icona o immagine, nonostante la iconoclastia del concetto, resta attaccata alla nostra esistenza, regna da padrona sui nostri sogni contaminando il nostro quotidiano, e come un corpo reale sostiene la mente. Così come ammonisce Margherite Yourcenar, quando fa dire all’imperatore Adriano che: "Solo l’anima conta; o veniva posta con arroganza, come un dato di fatto, l’immortalità di questa entità vaga, che non abbiamo mai vista operare senza il suo corpo, prima ancora di darsi la pena di provarcene l’esistenza."…


Stefania Severi “I Paesaggi Essenziali” Roma 1993

…Il castello e la montagna, che sono i temi ricorrenti, più che definirsi “parola grafica” (in quanto pertinenti alle arti dello spazio) risultano anche “parola scritta” in quanto depositari di assiomi specifici. La valenza da attribuire a questi temi è affidata allo spettatore,sulla provocatoria scia di un forte impatto cromatico e, quindi emozionale. Chi o cosa è quel castello (di carta), posto a sbilenco su di un monte (di densa materia) ? Il castello è la parola scritta sulla carta, il logos, il concetto astratto, ritagliato e ricucito in situ…


Patrizia Ferri Flash Art “Sotto il segno del fuoco” Roma 1993

…Sotto il segno del fuoco e della telluricità magmatica, nasce la pittura di Carmine Rezzuti. L’artista lavora sui “luoghi comuni” dell’immaginario collettivo, consunti, banalizzati, resi impraticabili, massificati, ricaricandoli di una abilità di significato, operata soprattutto mediante il distanziamento ironico, che spesso è l’amaro sarcasmo di chi osserva il mondo con lucidità estrema…


Giovanna Dalla Chiesa “I paesaggi essenziali di Carmine Rezzuti” Roma 1993

…”L’unitario quadrato di cielo e di terra, mortali e divini, immanente all’essenza delle cose in quanto cose, noi lo chiamiamo: il mondo – scrive Heidegger -. La poesia, nominando le cose, le chiama in tale loro essenza. Questa, nel loro essere ed operare come cose, dispiegano il mondo: nel mondo esse stanno, e in questo loro stare nel mondo, è la loro realtà e la loro durata”.Senza nulla togliere alla sua inesausta ricerca di oggettività, la dimensione più inafferrabile, essenziale, che compete, oggi, a queste superfici di Rezzuti, rientra in una ricerca della “durata” che si concreta in una sorta di “secondavista”, che è poi quella della coscienza interiore…


Rivista di arte e criticaLa favola endogena di Carmine Rezzuti – Milano 1994 Tommaso Trini

…C’è stato un tempo più lieve ed ossigenato, invece, in cui l’arte di Rezzuti (quando lo invitai alla Biennale di Venezia nel 1982) assemblava coloratissime città aeree in una prospettiva ad uccello, che poneva il nostro sguardo ben sopra il livello delle scene, esaltando così la nostra condizione di volo su quei mondi abitati che ora erano a misura di presepe e ora esplodevano di colori e antracite come fuochi di artificio sul golfo……il suo espressionismo magico, ha aperto il flusso a un’arte eteronoma e narrativa. Rezzuti ha cominciato ad affabulare i suoi simboli quando la transavanguardia non c’era, e continuava a favoleggiare ora che la transavanguardia sono subentrate nuove forme di astrazione pittorica e ulteriori espressioni corporali…… è il reale che produce le immagini tramite l’immaginario collettivo e il singolo artista… …mi piace certo brutalismo pittorico di Rezzuti e la sua febbre visionaria che molto lo avvicina a quello di Enzo Cucchi……così la rappresentazione artistica rimanda a quella realtà altra che è la vita di chi la osserva e se ne consola……si dirà che quella di Carmine Rezzuti è una favola erogéna oltre che endogena, ovviamente l’importante è provarlo come viatico a una nuova moralità neopagana.…Dopo che per secoli la storia della pittura ha creato un incessante marea di metafore visive del Golfo di Napoli, è infine accaduto che un pittore di favole dure, Carmine Rezzuti, ha saputo trasformare le acque del Golfo, col suo bestiario, in una metafora visionaria del dipingere, in un mare di pittura……E’ il percorso dialettico di un artista che fabbrica oggetti e sculture, che dipinge con mescole spurie superficie a rilievo, nonostante sia un pittore puro……Rezzuti va contribuendo alla odierna narrativa figurale con la brusca dolcezza della sua affabulazione……Mentre gli artisti raccontano la storia o filosofeggiano sull’etica, lui favoleggia di paesaggi e animali che non esprimano altro se non la loro naturalità vertiginosa, al limite dell’esplosione vulcanica, o la pagana ferinità.


Achille Bonito Oliva “Viaggiatori senza bagaglio” da catalogo – Pietrarsa Portici (NA) 1999

Nomade è il destino dell’arte. E questo affermano i viaggiatori senza bagaglio del contemporaneo nelle loro scorribande linguistiche e comportamentali.Inviati speciali nella realtà, gli artisti esplorano le diverse possibilità di “spogliarsi” di credenze e convinzioni: per viaggiare rapidamente e senza il pregiudizio della proprietà culturale dell’opera.L’arte non ama il copyright,. Ma piuttosto la scoperta che sbilancia il possesso e garantisce l’accesso a geografie dell’immaginario senza confini territoriali.L’unico confine che qui possiamo accettare è quello di un orizzonte garantito dalla sempiterna immagine del Vesuvio.


Arcangelo Izzo “La dolcezza brusca dell’affabulazione” Il Tempo Napoli 1999

…Qui avviene anche il prelievo di modi di dire, di motti di spirito, di proverbi popolari che si trasformano in titoli di lavori artistici, in resoconti di un tempo che nella sua esteticità mitizza allusioni metafore e simboli di un discorso, di un linguaggio iperbolicamente fabulatorio… …Tuttavia Rezzuti sembra ricordarci che l’arte in generale ama anche “mascherarsi” e, quindi, pudicamente creare quel linguaggio “verissimo in fantasia” che rifiuta le regole e apre la strada ad altri giochi, altri enigmi, ad altre apparizioni incredibili.


Vitaliano Corbi Differenze e affinità al Maschio Angioino Repubblica Napoli 2003

Al Maschio Angioino tre artisti per una mostra. Un appuntamento espositivo che per i tre artisti si rinnova da parecchi anni. Il gruppo ha una sua storia interessante, in cui le ragioni del dialogo culturale prevalgono decisamente su quelle convergenze programmatiche, riconducibili ad una comune fiducia nel primato dell’opera……Rezzuti evoca tonalità fiabesche intorno al suo simpatico mostriciattolo post-moderno, in un mondo di raffinatissime qualità pittoriche;…


Stefano de Stefano Maschio Angioino, artisti in “viaggio” Corriere del Mezzogiorno 2003

…Rezzuti mostra invece cinque pezzi e due disegni-progetto. Tutti senza titolo e tutti degli ultimi due anni. Sono superficii in legno, spesso nere su cui si stagliano tridimensionalmente, in diverse proporzioni, i suoi tipici "mamozi", mostriciattoli rossi a sei zampe, con le fauci da pesce affamato spalancate verso il mondo, visti per la prima volta alla Biennale dell’82…


Patrizia Di Maggio catalogo Napoli 2005

…Le opere IM-POSSIBILI si collocano sul versante dell’alterità spazio-temporale. Sono gesti decisi, che cercano il rapporto con lo spazio circostante: sono progetti in forma compiuta che non hanno trovato una collocazione;… …L’utopia è il territorio della loro esistenza, e lo sguardo esterno, che è quasi da voyeur, le riempirà di senso e ne aumenterà il fascino, se sarà in grado di stabilire con esse un contatto attraverso l’immaginazione… …Carmine Rezzuti ha scelto l’ironia come fil rouge dei suoi lavori che, più degli altri, si collocano in una sorta di limbo spazio-temporale, in cui la realtà appare modificata da presenze inconsuete quanto inverosimili…


VIAGGIATORI NELL’ARTE Niente è “impossibile” Mario Franco La Repubblica 28-9-2005

…Gli animali di Rezzuti, strana teoria di mostri che sembrano uscire da un bestiale medioevale. Su questo continuo enumerare e rappresentare, che si muove nell’ambito dei sogni e delle esperienze che si accumulano, ciò che c’è, di veramente nuovo e innovativo, è il riscrivere la storia dell’uomo in un ottica paradisiaca e beffarda. Se la storia viene riscritta, ciò presuppone che le spiegazioni finora date non siano più degne di fede. “Credo che nel momento i cui sono richiesti nuovi modelli di spiegazione che ci fanno comprendere la storia precedentemente scritta –chiarisce Rezzuti- allora io metto in scena la storia, chiamando sul teatro dell’epoca attuale i miei animali a raccontarla”…

I MOSTRI SIAMO NOI

Angelo Calabrese

Erectus, aderentissimo all' edenica mela sulla regolamentare ara dell' amore concupiscente, fanno fede i rituali tre gradini, il voglioso serpente in estasi signoreggia il ben saldo pomo, che arrossisce e mal cela il "natural difetto" dell' opera del baco.
Da esperto, posso solo affermare che quel frutto proibito, tentato/accondiscendente non è un' annurca.
Le mele delle nostre parti sono toste: esigono che con carezzevoli giri l'umana cura le esponga al sole; quasi del tutto ignorano i serpenti: hanno a disdegno le lunghe strisce di variopinte snodate bisce.
Che peccato non aver previsto tanta castità d'origine controllata nelle felici bibliche giornate delle vite appena create.
Al dotto e acuto interprete non difetteranno le ragioni delle multiple finestre metaforiche, che fanno ritrovare archetipi di genesi mentre in evoluzione s'infuturano, allusione all' albero della scienza del bene/male, della mela marcia che semi di peccato propone. Non manca neppure la pensosa nota sulle sorti del legno nelle mani dell' abile inventore che non solo trova, dal latino "invenio", ma scopre anche, in virtù della sua viva fantasia creativa, le fattezze mirabili e globali di un' esistenza naturale, partendo da un unico, minimo reperto.
Nelle sue fughe di pensieri che con l'ironia del disinganno vagano all'ancestro, verificando che nulla c'è di nuovo sotto il sole, almeno per la dolorosa legge in cui si conferma la quotidiana pena esistenziale, Giovanni Crispo, paleontologo dell' arte, dalle schegge residue dei rami che alludono a forme animali d'epoche remote, riporta alla luce della pienezza vitale prodigi di esistenze perdute alla memoria.
L’artista opera su di un prelievo: il reperto che all'incontro ha innescato il dialogo destinato a perdurare nel tempo della ri-costruzione esige l'amorosa cura del viaggiatore nel tempo della meraviglia.
Convergono alla ricerca le istanze della pittura, della scultura, dei naturali equilibri armonici delle leggi biologiche che destinano nel contesto della catena alimentare le creature della terra, dell' aria, dell' acqua: la fantasia ama il prodigio che transita dall' energia alla forma in metamorfosi fino alle estreme sembianze dell' orma e al ritorno all' energia.
Prima ancora di accennare ai percorsi dell' arte di Giovanni Crispo, presente sulla scena espositiva non solo nazionale, dagli ultimi anni Cinquanta e sempre con la coerenza di un' evoluzione attenta ad investigare nell' oggettività del reperto le istanze socio-culturali-psicologiche, le disparità intensificate tra valori umani e potere della tecnologia e della scienza nel dominio della comunicazione, è opportuno chiarire il senso della ricerca che giustifica il prodigio di natura e condanna la disumanità. Monstrum, in latino equivale a prodigio, evento portentoso in cui s'avverte, a volte, la presenza del divino. Nell' accezione corrente, per noi, il mostro è una creatura che suscita orrore e stupore per le evidenti anomalie risultanti dalla contaminazione di elementi che isolatamente riconosciamo connotativi di una determinata esistenza biologica.
Mostruosa è quindi la deformità, che suscita orrore, e la natura metamorfica delle creature viventi a chi la ritrova nei connotati di tempi remotissimi. Una lucertola non potrebbe mai riconoscersi nella diretta discendenza da un dinosauro, nè mai la natura umana accetterebbe razionalmente di derivare da quegli antenati che tra stupore e ferocia affinavano l'istinto di conservazione. Non bisogna dimenticare che 1'arte, prima che si rappresentasse in chiave tautologica e narcisistica, nella pseudo libertà che spetta al postumano dei cibernetici e dei mutanti nel nomadismo della globalizzazione abortita prima ancora che potesse approdare qualche sperata positività, si chiariva come energia solare trasferita in energia sociale. Lartista forte universalizzava la comunicazione coniugando sapiente mestiere con profondo sentire, valori estetici ed eticità. Tutte le arti, dal momento che le Muse concedono il dono d'illuminarsi d'emozioni, elevarle a sentimento e trasferirle in immagini, finiscono con l'essere tributarie, per vari versi del vasto mare delle arti visive che interpretano la vita, valore assoluto, nelle modificazioni dello spazio di eventi comunque destinati alle crisi che determinano le svolte epocali.

Nel senso della vita-valore si giustificano come valori tutti gli apporti che conferiscono dignità, qualità, senso al transito esistenziale. Letica avvalora la vita; l'estetica, proprio perché "est-etica", ci piace leggerla cosi, assolve la funzione di propositiva struttura di comunicazione amplifica gli orizzonti dei rapporti relazionali. Ri-fonda il dialogo, il colloquio, il dibattito consente di apprendere e insegnare codici interpretativi dei più complessi fenomeni di modificazione dei processi vitali nell' evoluzione della storia che conferma il "per sempre" della vita come regola e desiderio.
Giovanni Crispo, artista pensoso, che fa arte sapendo come fare, vale a dire nella consapevolezza del mestiere attivato con le risorse tecniche, atte a trasferire nell'immaginario la stimolante rapidità creativa che rende in pienezza tattile il senso meraviglioso dello scabro e dell' essenziale, anima le sue forme fantastiche procedendo da un residuo di ramo sottratto alla nullificazione.
Vitalizza prodigi d'ancestro, "mostri" nel senso magico del termine che allude alle meraviglie della natura e dell'umana fantasia. Per chi invece cogliesse solo "l'orrendo": in quell'istintività che si giustifica nelle ragioni della conservazione della vita, propria e della specie, l'artista ha una risposta incontestabile "i mostri siamo noi".
Ed è nel vero, perché dalla faticosa conquista dell'armonia e dei canoni che la identificano negli equilibri formali, nulla è cambiato per l'uomo feroce contro la natura e ancor più nei confronti dei suoi simili. I mostri siamo noi perchè sappiamo disputare di sacralità degli umani valori, di sapienza, di scienza, di coscienza, di progresso negli orizzonti più vasti e ci comportiamo più ferocemente delle mitologiche mostruosità tramandate dal mito.
La storia e la cronaca che a quella fa confluire i suoi rivoli, ci confermano mostri ostinatamente persuasi a surclassarsi in eccessi di ferocia. Nel nostro tempo dell'incertezza che sa il mondo complesso, impredicibile, dominato dalle medesime leggi imperenti nel macrocosmo e nel microcosmo precariamente soggetti ai rischi dell'imminenza e del collasso i "mostri" di Crispo sono epifanie di purezza vitale nel mistero della vita terrena. Il loro è puro istinto vitale avvertito nell' anelito al volo, nello scatto serpentino, nella decisione di atterrire per fronteggiare altro terrore.

In nome di quella purezza innocente, naturale, misteriosamente finalizzata a resistere è affidata alle possibilità del destino della specie comunque a rischio di estinzione, l'artista che scolpisce e dipinge secondo la legge "del porre" dell' apporre cioè al nucleo-reperto gli elementi che determinano un fantastico corpus animate, di pura invenzione, comunque allusiva in qualche parte alla memoria zoologica, propone i suoi incontri con il mistero della fisicità istintiva.Qual' è la passione animale che anima le sue funzioni vitali? Agostino ci consente di rispondere, Prelevando da altra materia di discussione e da un contesto per nulla pertinente al nostro argomento, un espressione perfettamente calzante. Chiariva infatti: "Se nessuno me lo domanda, so cos'è; ma se me lo domandano e tento di spiegare non lo so più" E' importante proporre suggestioni prodigiose conformate alla naturalità senza tempo, ricordando che quel che sarà è sempre stato e che ogni incontro con la pura istintività animale potrebbe essere accaduto nel tempo remotissimo come in quello che s'infutura a infinita distanza. Favoleggiando di prodigi, mai mostruosi quanto quelli praticati dalla disumanità che cresce a dismisura nella globalità dell'indifferenza, Crispo propone vitalità senza denominazione. Il suo messaggio che s'illumina d'ironia, prendendo le distanze dalle tipicità ludiche, ricostruisce forme animali per dirne l'energia che le domina in tutte le parti del corpo. Non c'è rischio di atrofizzazione: tutto quello che la tattilità visiva percepisce è vibratile, in moto, in transito: le funzioni vitali sono proprio quelle garantite dagli artigli, dai denti, dalle armi necessarie per l'adattamento all'ambiente.

Si tratta di espressività energetica tradotta nella consistenza di materiali giustapposti per la resa di una vitalità animalizzata. La traduzione in consistenza è prodigiosa dato che interferiscono memoria, invenzione e fantasia: armoniosamente concorrono all' emozionante percezione dell'innocenza primitiva dotata degli strumenti per vivere e sopravvivere che solo a quella specie appartengono.
Giovanni Crispo ha raffinato la sua natura demiurgica: gli basta incontrare un seme d'empatica attrazione, una scheggia di rinsecchimento ligneo, per attirare il suo pensiero creativo. Lo affascina la tensione all'animalità presente nel reperto: conferma che non c'è soluzione di continuità tra i regni della natura che non fa salti e, pertanto tra una decisa connotazione e l'altra nelle varie combinazioni degli elementi c'è sempre qualcosa che resta di quella che la precede e qualcosa che anticipa quella che segue. La lunga dimestichezza con i più vari materiali ha affinato il suo istinto percettiivo ritrova d'impatto la vita animale negli estremi avanzi di quella vegetale: un rametto contorto può avere priorità connotativa tra gli altri elementi sempre fortemente espressivi, o confondersi tra gli apporti che la libertà fantastica utilizza per il preludio di un balzo in alto, ce lo confermano gli occhi, o per un' ostentazione di bellezza che si pavoneggia in corteggiamento.
Nell'opera di Crispo ci sono creature di fiera animalità, draghi dimezzati, lottatori poderosi, protagonisti di giochi mimetici, prodigi di natura astuti, sagaci. Dalle amorose mani del loro creatore hanno appreso la tenerezza: da quella nascono le ragioni dei colori, le creste ossee di vitale difesa, le zanne, i denti aguzzi e poderosi perché non sfugga la preda, le zampe agili o di salda consistenza per fronteggiare i pericoli.
Crispo colloquia con le sue creature con una sorta di pietas consapevole che altri mostrì, che la ragione rende più feroci, attentano alla loro esistenza; intanto la partita è aperta.
Il messaggio è chiaro ed eloquente. Non si discosta da quello iniziale che nei recuperi di stoffe interveniva ornando orditi e trame con la poesia del quotidiano della denuncia sociale, della passione d'esistere. Nei dipinti di qualche tempo fa c'erano tralci, tronchi, rami, stagioni di tenere fioriture e colori di piena solarità. C'erano nostalgie di colloqui intensi con la naturale fisicità. Nè mancava quell'ironia che avvalorava la portata dello spirito ribelle, indocile all'ipocrisia all' ignoranza fanatica, alla gretta superstizione. Resta nella memoria la teca sacello che custodisce a maggior gloria una mela "femmina" la cui sessualità è serrata da un vistoso catenaccio. In un riquadro inferiore, Cupido, alato e armato d'arco, guarda stupito quell'incongruenza che vanifica tutte le sue saette in virtù delle quali splende la primavera lucreziana. Erano tempi di scelte di campo, tempi in cui si sognavano misure umane.
Il postumano propone belve; separa l'eccesso dell'economia e del benessere dall'estrema miseria: si giustifica pertanto e si avvalora la sapienza creativa di un artista se agli indiscussi valori estetici aggiunge quelli della vigile presenza che senza equivoci ammonisce.

 


Piero Girace

Gianni Crispo avrebbe tanto da dire della sua vita, delle sue avventure (è stato per alcuni anni in Africa), delle sue esperienze, delle sue emozioni, dei suoi stupori; ed invece quando parla di sè o della sua arte" Gianni Crispo, si limita a poche frasi brevi, sotto le quali si nasconde un carattere virile e meditativo, "Uscito giovanissimo dall'Accademia di Belle Arti di Napoli, e propriamente dalla scuola di Vincenzo Ciardo, già esperto del mestiere e della grammatica pittorica ha partecipato e spesso con successo a numerose mostre nazionali, dove ha avuto agio di farsi notare per certa sua spregiudicatezza nell'affrontare i "motivi" con ardite sintesi formali e sonorità d'accenti coloristici. Poi il suo lungo soggiorno africano, se l'ha isolato dalle varie competizioni artistiche d'Italia, gli ha non poco giovato consentendogli un'insolita esperienza. Gianni Crispo è un pittore tra i più dotati della giovanissima generazione, in una sconcertante fase di fermentazione, al quale sarà "forse necessario un maggiore controllo delle emozioni e delle sensazioni per il raggiungimento di una maggiore coerenza stilistica, ma, senza dubbio, egli è un artista su cui potremo contare."
(RAI Radiotelevisione Italiana, centro di produzione Radio TV-Napoli Conversazione di Piero Girace trasmessa nel Corriere della Campania del 24 febbraio 1970, Incontro con gli artisti).

 



Salvatore di Bartolomeo

Gianni Crispo è uno di quegli artisti napoletani della penultima generazione che operano nell'ambito di una pittura figurale cosiddetta di trasfigurazione.
Formatosi alla scuola di Vincenzo Ciardo all'Accademia di Belle Arti, da tempo è riuscito a caratterizzare il suo linguaggio con due dati pittorici che stanno alla base di una espressione artistica decisamente disancorata dai valori veristici tradizionali. Il primo (che ha una radice ben identificabile) lo ha portato ad un approfondimento nella ricerca della fusione ottica del colore; mentre il secondo agisce sulla forza sensoriale che lo estranea da certe situazioni ambientali, per il fascino e l'interesse che ha sempre avuto per l'esotismo. Vigorosità, slancio ed esaltazione dei valori timbri ci lo portano a certi intenti normativi già di forza ciardiana. A questa forza Crispo ha aggiunto quella spinta giovanile che gli è propria. I lunghi viaggi e gli anni di permanenza in Sud Africa, hanno operato in lui una sostanziale trasformazione che agisce sul fattore colore-spazio-forma.

Ed è questa la vera realtà pittorica di Gianni Crispo.
Egli non cerca di riproporre i particolari o la narrazione di civiltà indigene a lui ben note; ma è attraverso il pensiero, che si ricollega ad esse, e in esse trova lo stimolo che lo spinge a trasfigurare gli aspetti del vero per un'acquisizione interpretativa ed a fondere in una dimensione fantastica realtà e pensiero. Ecco che l'opera pittorica di Crispo, pur rimanendo legata strutturalmente nella sua globalità, è, e resta, essenzialmente, un intarsio di colori. Pastelloso, libero a volte aggressivo e pacato nella sua violenza. La pennellata lineare, aperta e geometrizzante penetra nel tessuto cromatico con note vibranti che suscitano particolari emozioni. Il fruitore si trova, così al cospetto di visioni tipicamente mediterranee; ma rese con un senso mitico di terre lontane. I verdi intensi, i gialli sfavillanti, le sfumature di certi azzurri-violacei ed i rossi equatoriali restano nella mente come cristalli rivelatori, quasi a portarci un messaggio segreto di paesaggi esotici, a scoprire il mistero di un mondo fatto solo per divinità profane. La figura, che nella sua fattezza ha il "sapore" di una pittura murale, sembra stranamente (specialmente quando s'inserisce in certe composizioni o si staglia negli sconfinati orizzonti) respirare un'aria gauguiniana del periodo dell'evasione o dello stesso Matisse lontano dalla sua Parigi e più vicino alla spiritualità dei popoli negri.

 


Massimo Bignardi

L’intreccio del tessuto che, velato da immagini, traspare dalla mestica indorata, rinvia all'intero processo creativo delle opere che compongono l' "immaginario" dell' artista. Una trama stretta, ove giochi già organizzati da nodi cui vengono fissati i fili dell' ordito, propongono spazi e forme nuove, in un alternarsi continuo di silhuettes: gli elementi di fondo assumono un ruolo decorativo e di traccia per la costruzione dell'intero rapporto tra lo spazio e le figure che lo animano. Sono, il più delle volte, momenti della memoria a cui Gianni Crispo si affida tranquillo nel farli vivere, speculando e forzando in un rinvio continuo che, in molti casi, assumono il senso della denuncia. In se l'operazione di recupero dei vecchi tappeti, dalla trama corrosa e lenta, permette di vedere oltre, al di là dello spazio pittorico, azzeratesi nell'oro di fondo, assorbendo e riflettendo luce. L'idea gioca sull'iconografia della "mela", simbolica, intesa come "frutto proibito", prima "trasgressione" della regola: come l'elaborazione di un copione teatrale, Gianni Crispo intesse le sue trame, silenziose, sconcertanti lontane dalla retorica. La mela è il fulcro, mentale e visivo, intorno al quale si costruisce l'idea pittorica, organizzata da tratti grafici o, come spesso capita, sfumantesi nella trama di fondo che ne assume le linee compositive. La mela ha un preciso e ben definito riferimento e si evince dall'uso che l'artista ne fa sia pittoricamente, che nella materia: il legno, principalmente anima le sue sculture. Nell'Enigma, una scultura del 1981, i caratteri attentamente studiati ruotano sul gesto tentato di violare il frutto: il ricercato squilibrio tra il corpo e la testa, si rapporta al contrasto tra la superficie ben levigata e le venature naturali del legno che disegnano le rughe, cenci, rimandando ad un volto senile. I tentativi speculativi i rafforzano nell'uso oggettuale della materia esasperanti, lo spingono ad una accentuazione, volutamente demistificante.
Di qui le gabbie, volontà di ingabbiare, imprigionare, nel tentativo, fondamentale ironico, come nella rélise a trompe - l' oeil della mela, di isolare l' "inviolabile". Un preciso riferimento nella sua produzione pittorica trova riscontro emblematico nel tondo Le colomba: ironico, dissacratorio, riflessivo, in cui all'immagine è affidato un significato inverso. Il tutto gioca sul valore simbolico che la colomba assume nell'iconografia corrente, proveniente dalla simbologia sacra. Per Crispo è fondamentale la trasgressione del simbolo, forzata ed accentuata dal contrasto reso tra il fondo oro e le sagome degli uccelli, ritagliati nel tappeto, ridotte ad ombre, in cui si inseriscono i tratti neri dell'inchiostro che disegnano i motivi vegetali configuranti lo spazio. L'idea era già offerta nel tondo del 1980 cui titolo potrebbe esse La violazione: tema costante in tutta l'opera di Crispo, dai paesaggi degli anni Sessanta, fauve, dai toni accesi, rimasti, in una ricostruzione mentale, di una natura primitiva. Il tema é ripreso nelle gabbie e negli interni, che chiudono la ricerca realizzata nella seconda metà degli Anni Settanta, aprendosi poi alle ultime esperienze. Tutto quanto è stimolo per la trasgressione anche per una riflessione sulla esistenza umana, nel suo rapporto con la natura e con le forze che la compongono.

 



Luigi Carluccio

Gianni Crispo ( ... ) giovanissimo, alla fine della guerra ha avuto per maestro Vincenzo Giardo, è fra i primi che abbiano opposto un rifiuto alla tradizione pedante ed accademica al gusto ottocentesco della figurazione, guardando anche con simpatia alle ricerche dei giovani, spronandoli anche se si allontanavano verso orizzonti rischiosi. ( ... ) Egli predilige sviluppi floreali dai colori dolci e violenti, quasi ad offrire con un nitido disegno di contorno la figura allegorica idella sua terra.

 



Conversazione di Piero Girace
trasmessa nel Corriere della Campania del 24 febbraio 1970

Incontro con gli artisti.
Gianni Crispo

Avrebbe tanto da dire della sua vita, delle sue avventure (è stato per alcuni anni in Africa), delle sue esperienze, delle sue emozioni, dei suoi stupori; ed invece quando parla di sé o della sua arte Gianni Crispo, si limita a poche frasi brevi, sotto le quali si nasconde un carattere virile e meditativo.
Uscito giovanissimo dall'Accademia di Belle Arti di Napoli, e popriamente dalla scuola di Vincenzo Ciardo, - già esperto del mestiere della grammatica pittorica - ha partecipato - e spesso con successo - a numerose mostre nazionali, dove ha avuto agio di farsi notare per certa sua spregiudicatezza nell' affrontare i "motivi" con ardite sintesi formali e sonorità d'accenti coloristici.
Poi il suo lungo soggiorno africano, se l'ha isolato dalle varie competizioni artistiche d'Italia, gli ha non poco giovato consentendone un'insolita esperienza.
Gianni Crispo è un pittore tra i più dotati della giovanissima generazione, in una sconcertante fase di fermentazione, al quale sarà forse necessario un maggior controllo delle emozioni e delle sensazioni per il raggiungimento di una maggiore coerenza stilistica. Ma, senza dubbio, egli è un artista su cui potremo contare".

 



Teche ordinarie di con-sacrazione

Tra le teche, le gabbie, le campane di vetro che custodiscono l'emblema per eccellenza del frutto edenico e della tentazione a coglierlo e gustarlo, sono interessanti le tangibili oggettività che Gianni Crispo già realizzava negli anni ottanta, ironizzando sulla mostruosità della superstizione che vanta d'essere antica come Adamo. Logica strutturale, elementarità ed evidenza della comunicazione, manualità sapiente come il dosaggio cromatico, sono premio agli occhi del fruitore. Queste "prigioni" che custodiscono silenzi, anche dove transita l'aria e allude alle sacre architetture, come accade in certe gabbie, suscitano riflessioni che coniugano ragioni estetiche e concrete evidenze sociali. Per una più avvertita lettura dell' opera plastica dell' artista si riportano le immagini di due maschere ricostruite tra impatto emozionale e testimonianza del visto e non perduto.

MOSTRE PERSONALI

1970: Sculture e disegni - Gorizia.

1971: International Gallery - New York.

1972: Centro Arte Multiplo 2 - Marigliano (NA).

1975: Studio a - Milano.
         Centro Arte spazi nuovi - Bergamo.

1983: Una scossa di alfabetizzazione - Piazza Plebiscito Napoli.

1986: Il contagio dell'artiere: Pericle Fazzini - Peppe Capasso
         Galleria Arte Globo - Nola (NA).

1989: Luoghi, sistemi e pratiche dell'arte - Saviano (NA).

1990: Torrione dell'eresie - Galleria degli studi fiscali - Nola (NA).

1994: Scultura in scena, rassegna Internazionale S.Arcangelo di Romagna

1995: L'esercizio delle emozioni - Losanna (CH).
         Castelli Arte - Ciampino (RM).
         Archivolto AG - Rapperswill (CH).
         Assiomatico, il timore delle voci - Museo Possibile - Scisciano (NA).

1996: Artisti d'accademia, arte fiera - Bari.

1997: Segno e Forme - Il Ponte - Nocera Inferiore (SA).

1998: Borderart - Palazzo Marigliano - Napoli

2000: Le stanze del peccato – Villa Rufolo Ravello

2001: L’utopia Reale – Santa Maria La Nova Napoli

2002: L’esercizio delle emozioni – Losanna

2003: Oggetti in scena – Rapperswil Zurigo

2005: L’esercizio della Memoria/Estetica della Fede – a cura di Elmar Zorn
         New York/Palazzo Serra di Cassano/Orensans Foundation/Istituto di Cultura,New York

2013: Memoria dal sottosuolo, SpazioNea, Napoli

2009 – L’uomo nell’uomo, Castel dell’Ovo, Napoli

 

 

MOSTRE COLLETTIVE

1975: Napoli situazione 75 - Marigliano (NA).

1977: Contro l'arte e contro gli artisti - Cosenza.

1981: Rassegna del Cinema e Teatro d'artista "Gli ammessi in scena" - Marigliano (NA).
         "Gli ammessi in scena" - Pomigliano d'Arco (NA).
         Napoli capitale dell'apocalisse - Spazio libero - Napoli.

1982: Cambia Canale - Caserta.
         Spazio 1 - Maddaloni (CE).
         Barbari vecchi e nuovi - Spazio libero - Napoli.
         Al rogo la critica conta solo l'evento - Spazio libero - Napoli.

1983: Cambia Canale - Ivrea (TO).
         The black egg, i No/poletani - Expoarte (BA).

1984: Pari e dispari - Cavriago (RE).

1985: Terra bruciata: attraversamenti, tradimenti, accertamenti - Scisciano (NA).

1989: Il labirinto della memoria - Nola (NA).
         Evento teatrale: vita vissuta di G. Bruno - Nola (NA).
         Vita vissuta di G. Bruno - Ist. Grenoble (NA).

1990: Perfido paesaggio - Scisciano (NA).

1991: Il disegno italiano e dintorni - Galleria degli studi fiscali - Nola (NA).

1992: Presenze di umori esiziali - Baiano (AV).

1993: Alchera - Museo Possibile - Scisciano (NA).
         Equinozio di primavera - Ascoli Piceno.

1994: Sete e vituperio - Museo Possibile - Scisciano (NA).
         Nel cammino le parole - Centro Arte Multiplo 2 - Scisciano (NA).
         Ecce Homo - S. Arcangelo di Romagna.
         Signe de lave: il disegno del '900 Napoletano - Losanna.

1995: Di/versi In/versi - Maschio Angioino - Napoli
         Utopia - Stilo - (RC).
         Nove macchine da festa: Torquato Tasso - Sorrento (NA).
         Viaggio, poesia/le stazioni dell'anima - Nola (NA).
         Bianco e nero - Museo Arte moderna, Accademia di Belle Arti - Catanzaro.
         Monumento ai caduti - Scisciano (NA).

1996: Vizio e Arte - Museo Sperimentale - Aquila.
         Autoritratto: Dentro e fuori - Catania.
         Il gioco del fuoco e del fato - Ester Milano - Bari.
         Vizio e Arte - Museo Possibile - Scisciano (NA).
         Teatro "La Rigiola" (NA).

1997: Dio e l'Arte - Museo Possibile - Scisciano (NA):
         International mail art/exhibition - S. Sebastiano al Vesuvio (NA).
         Presenza d'artisti - Museo Possibile - Scisciano (NA).
         Dall'esilio alla città - Morra - Palazzo dello Spagnuolo (NA).
         La città di YS - Museo Possibile - Scisciano (NA).
         Sul filo dell'aquilone - Taranto.
         Parola e immagine - Catanzaro.
         Tèche della memoria - Nocera Inferiore (SA).
         Tèche della memoria - Ottaviano (NA).

1998: "Regola del tiro alla fune" (Omaggio a G. Leopardi) Torre del Greco (NA).

2006: Corpi Migranti, Maschio Angioino Napoli

2007: Lo schianto della materia, Capri Art Gallery, Capri

2008: Omaggio a Leo e Perla, Accademia di Belle Arti di Napoli

Hanno scritto:

Amnon Barzell, Enzo Battarra, Michele Bonuomo, Angelo Calabrese, Luigi Caramiello, Luigi Castellano, Giuseppe Coppola, Vitaliano Corbi, Nino D’Antonio, Almerigo De Angelis, W. Fischer, Nicoletta Hristodorescu, Arcangelo Izzo, Rino Mele , Riccardo Notte, Rachele Nunziata, Maja Pacifico, Bruna Peroni, Mariantonietta Picone Petrusa, Filomena Sardella, Iolanda Petrobelli, Rosario Pinto, Ilaria
Schiaffini, Angelo Trimarco, Vincenzo Trione, Marcello Venturoli.

INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE ESSENZIALI:

Abruzzo A-Z, A.A.V.V., n. 9/10, 1975;
Arte italiana contemporanea, Albano Rossi, Ed. La ginestra, Firenze;
Artisti contemporanei, Piero Girace, Ed. EDART;
Bolaffi Arte, n. 41 e n. 43, 1974;
Catalogo Arte’s, A.A.V.V., Ed. Arte’s, Bomponto, 1975;
Dizionario biografico dei meridionali;
Documenti oggi, n. 4/5, 1975;
Enciclopedia “Le arti”;
Il mercato artistico italiano, 1800-1900, Ed. Pinacoteca, Torino;
La pittura contemporanea dell’Italia meridionale;
Le arti, n. 10, 1974;
Panorama d’arte;
Possibile ipotesi, Ciro Ruju;
Storia di Napoli;
Uomini e idee, n. 24, Ed. Schettini, 1975.


CRITICI

Alamaro Eduardo, Barbieri Carlo, Bignardi Massimo, Carluccio Luigi, De Simone Luigi, Di Bartolomeo Salvatore, Girace Piero, Capello Izzo, Jhonson M. R., Lagg Jack, Loffredo Michele, Mazza Maurizio, Ruju Ciro, Sard Daniela, Sarracino Gaetano, Schettini Alfredo, Vitello Maurizio.


STAMPA

Corriere di Napoli, Napoli;
Daily Despacher;
Evening Post, East London, Sud Africa;
Il Mattino, Napoli;
Il Messaggero, L’Aquila;
Il Messaggero, Roma;
Il Nuovo Corriere, Foggia;
Il Roma, Napoli;
La Cronaca di Alessandria;
La Gazzetta del popolo, Torino;
Napoli Notte.

Bibliografia essenziale


5a Rassegna d’arte del mezzogiorno. Grafica italiana, Napoli 1970.

X Quadriennale. La nuova generazione 1975, catalogo della mostra, De Luca Editore, Roma 1975.

Mare & Mare. Biennale internazionale del Mare. Il mare nelle arti visuali, catalogo della mostra a cura di M. Venturoli, Electa Napoli, Napoli 1988.

L. Cristinzio, Io e il Vesuvio, «Quaderni del Laboratorio ricerche e studi vesuviani», Rivista trimestrale, edito dal laboratorio di ricerche e studi vesuviani, anno IV inverno 1988, 13.

Napoli l’arte e la storia sportiva di una città, catalogo della mostra per il 450° anniversario del Banco di Napoli, Associazione A.M.A., Ars Magistra Artis, Napoli 1989.

Arte e speranza, catalogo della mostra a cura di A. Calabrese, Lega italiana per la lotta contro i tumori, Napoli 1989.

Il racconto di Laura, catalogo della mostra con testi di L. Castellano, N. D’Antonio, N. Hristodorescu, Napoli 1990.

Immagini per un sogno, catalogo della mostra con testi di N. D’Antonio, L. Castellano, Alts, Napoli 1990.

Laura Cristinzio, “Via dal monte! ! Fuggire presto…Vi ricordate i containers”, favole documenti immagini, Associazione Federazione Città del Monte, Ercolano (Napoli) 1993.

Mario Manzoni Sala e Franco Sortino, Stari Most- un ponte di speranza, catalogo della mostra, Caritas Ambrosiana Milano 1993.

Catalogo della scultura italiana, n.10, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 1994.

Arte...non avrai altra dea!, catalogo della mostra a cura di J. Pietrobelli, Galleria Prato dei Miracoli, Pisa 1994.

Artisti contemporanei italiani, pittura/scultura, Pinacoteca comunale, Patrasso (Grecia) 1995.

La Giostra del Tempo/il Senso del Luogo, catalogo della mostra con testi di L. Caramiello, V. Corbi Napoli 1996.

Stelvio Maria Martini e Michele Perfetti, immagini degli artisti napoletani «Lettera internazionale 50», Rivista trimestrale Europea, E.S.I ottobre-dicembre 1996.

A.Trimarco, Giochi di Luce, «MODO rivista internazionale di cultura del progetto», ottobre 1998, n. 192, pp. 84- 85.

Sculture, catalogo della mostra a cura di Christine Boke, Galleria Kontraste arte contemporanea, Pietrasanta(Lucca) 1998.

A. de Angelis, Stanza con vista, «MODO. Rivista internazionale di cultura del progetto», marzo 1999, n. 196.

A. Trimarco, La materia diviene luce... , «MODO. Rivista internazionale di cultura del progetto», 1999.

A. de Angelis, 250 Faces, Edizioni Modo, Milano 1999.

I gioielli di design, «Dove», XI, 2001, 3.

Segnalibri d’artista, catalogo della mostra, Centro di cultura contemporanea napoli c’è, San Giorgio a Cremano (Napoli)2002

Laura Cristinzio. buio& luce pratica del desiderio, catalogo della mostra, con testi di A. Barzel, V. Trione, R. Nunziata, L. Cristinzio, Galleria d’arte, San Giorgio a Cremano (Napoli) 2002.

A.Trimarco, Napoli un racconto d’arte 1954/2000, Editori Riuniti, Roma 2002.

Civiltà flegrea. Tracce, catalogo della mostra a cura di M. Sovente, Napoli 2004.

Oroverde/deoleo, catalogo della mostra con testi di P. Gargano, P. Sacchi, L. Caramiello, R. Notte, a cura dell’Associazione Artedamangiare onlus, Napoli 2004.

R. Pinto, G. Segato, C.R. Sciascia, Tode W., D. Trombadori, Struttura/oggetto, dinamiche della rappresentazione artistica nelle investigazioni polimateriche, in Campania dal concretismo all’ astrattismo fino agli sviluppi del concettuale, Spring Edizioni, Napoli 2005.

Arte poesia cibo, testo in mostra, a cura di F. Sardella in collaborazione con la Facoltà di Agraria di Portici, Università Federico II, Associazione Artedamangiare onlus, Porttici Napoli 2005.

L. Cristinzio, in Atti del IV Convegno Nazionale del Castagno, a cura di Elvio Bellini, Montella (Avellino), 2005, pp. 331-333.

FuocOVitale. Arte Magma e vino, catalogo della mostra a cura di E. Battarra, C.I.V.E.S., Ercolano 2006.

13x17. 1000 artisti per un indagine eccentrica sull’arte in Italia, catalogo della mostra a cura di Ph. Daverio, J. Blanchaert, Rizzoli Editore, Milano 2007.

R. Pinto, Le Arti figurative al femminile nel Mezzogiorno d’Italia dal Cinquecento al Duemila, Istituto Grafico Editoriale Italiano, Napoli 2009.

Visi Comunicanti immaginando arte/cibo/mare, catalogo della mostra, Associazione non commerciale ArteNapolidamangiare, Portici (Napoli) 2009.

G. Coppola, Le luci e la pietra. L’oggetto urbano tra arte, architettura e design, catalogo della mostra, Mondadori Electa, Verona 2010.

“Untuffonelvino”, catalogo della mostra a cura di A. Spinosa, Associazione non commerciale, ArteNapoli damangiare, Portici (Napoli) 2010.

Lo Stato dell’arte - Regioni d’Italia. 54a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Anniversario Unità d’Italia, Pontecagnano (Salerno catalogo della mostra a cura di V. Sgarbi, Skira, Milano-Ginevra 2011.

Incendium. Artisti per città della scienza , catalogo della mostra a cura dell’Associazione Culturale Tempo libero, paparo edizioni Napoli 2013.

Lorenza Ferretti, Picnic in 500,. Arte, Design, Le più belle case del Mediterraneo “CDM Casa Mia Decor”, aprile 2007, 128.

MOSTRE PERSONALI: (Selected Solo Exhibitions)

1960, Castellamare di Stabia ,Terme stabiane;
1965, East London, Sud Africa, G. C. Smith Gallery-Museum;
1969, Vico Equense, Galleria “La scogliera”;
1970, Napoli, Galleria d’arte “Colonna”;
1970, Baia Domizia, Galleria d’arte “La darsena”;
1970, Foggia, Galleria d’arte “Marconi”;
1972, Portici, Galleria "La Vecchia";
1974, L’Aquila, Galleria d’arte “La sonda”;
1974, Foggia, Galleria d’arte “L’arca”;
1976, Napoli, Galleria d’arte “Schettini editore”;
1977, Campobasso, Galleria d’arte comunale;
2006, Caserta, Palazzo Reale.


PRINCIPALI MOSTRE COLLETTIVE E RASSEGNE: (Selected Group Exhibitions)

1959, Napoli, Accademia di Belle Arti;
1960, Livorno, Premio A. Modigliani;
1960, Nuoro, Biennale Premio Sardegna;
1961, Albisola Marina, Savona, Premio internazionale “Primavera degli artisti”;
1961, Messina, Rassegna giovanile delle arti figurative, Premio “Fuci”;
1962, 1964, 1965, East London, Sud Africa, Society of fine arts;
1962, 1963, 1964, 1965, East London, Sud Africa, Ann Bryant Gallery;
1963, Bloemfontain, Sud Africa, Arts Society City Hall;
1963, Pretoria, Sud Africa, “Contemporaries”;
1969, Desenzano del Garda, Mostra nazionale di pittura;
1969, Desenzano del Garda, Premio “Ancora d’oro”;
1969, Firenze, Galleria d’arta “Michelangelo”, Rassegna di pittori napoletani;
1972, Messina, Galleria d’arte moderna “Linea-Tempo”, Rassegna internaz. d’arte grafica;
1975, Alessandria, Cam. di commercio, 3 pittori napoletani: Crispo-Ruotolo-Siciliano;
1977, Napoli, Maschio Angioino, Cappella S. Barbara, Mostra nazionale arti visive;
1980, Bagnoli, Galleria “La bilancia”;
1982, Ischia, Lacco Ameno, Villa Arbusto, “Appuntamento con l’arte contemporanea”;
1982, Napoli, Castel dell’Ovo, “Napoli quasi una situazione”;
1983, Napoli, Centro d’arte “L’ariete”, Crispo-Ruotolo-Siciliano-Vaglio;
1984, Napoli, Centro d’arte “L’ariete”, “Lo specchio di Narciso”;
1986, Napoli, Associaz. Naz. Partigiani d’Italia, 40esimo anniversario Della Repubblica;
1986, Napoli, Maschio Angioino, Sala S. Barbara, Mostra di pittura;
1990, Corigliano Calabro, Cosenza, AEA, Associazioneuroparte;
1990, Corigliano Calabro, Cosenza, Salone Sacal;
1994, Queenstown, Sudafrica, Town hall, Exibition;
1995, Napoli, Galleria “A come Arte”, “Marechiaroscuro”;
1995, Pozzuoli, Circolo “L’osservatorio”, Apotropaios;
1995, Pozzuoli, Circolo “L’osservatorio”, Marechiaroscuro;
1996, Bari, Expo d’arte, “Un francobollo per Napoli”;
1996, Napoli, “A come Arte”, “Mescolando le carte”.


1970 – V Rassegna d’arte del Mezzogiorno, Grafica italiana, Palazzo Reale, Napoli.

1972 – VII Rassegna artisti nuova generazione, Villa Pignatelli, Napoli.

1975 – X Quadriennale “La nuova generazione”, Palazzo delle Esposizioni, Roma.

1980 – VI Biennale d’Europa, Strasburgo.

1981 – XI Rassegna di primavera, Siviglia.
Salone Europeo d’Autunno, Parigi.

1983 – “Artisti Italiani, disegno e grafica contemporanea”, Tokio.
“XIII Primavera”, Bonn.

1987 – Collettiva, Centro Ellisse, Napoli.
“Sculture e materiali”, Cava dei Tirreni.
“Omaggio al mare”, Museo Nazionale Ferroviario, Pietrarsa (Napoli).
“Operazione/territorio”, Castello dei principi Pignatelli, Monteroduni (Isernia).

1988 – “Omaggio al Caravaggio”, Malta.
“Arte Città”, Napoli.
“Mare & Mare”, I Biennale Internazionale del Mare,a cura di M. Venturoli Castel dell’Ovo, Napoli.

1989 – Itinerari di “Arte Città”,a cura di Luigi (Luca) Castellano, Pozzuoli; Ischia; Maschio Angioino, Napoli.

1990 – “InVento”, Società Dante Alighieri, Palazzo Reale, Napoli.
“Immagini per un sogno”, Palazzo Reale, Napoli; Palazzo Barberini, Roma.

1991 – “Incisioni”, il Laboratorio, Officina calcografica di Nola; Galassia Gutenberg, Napoli.
“Tracciati”, carte disegnate di Laura Cristinzio, Libreria Feltrinelli, Napoli.

1992 – “Premio Giordano Bruno”, la Chiena di Campagna, Salerno.
“Sculture”, Quentin Gallery, Perth (Australia).
“ Transiti per una città nuova. ‘Ipotesi altre’”, Mostra dibattito del gruppo KOAN, Portici (Napoli).

1993 – “Stari Most”, mostra itinerante a cura della Caritas International.
“I dodici mesi dell’ anno”, Museo del Sannio, Benevento.

1994 – “Aspetti Napoletani”, mostra di grafica, Istituto Superiore del Design, Napoli.
“Arte....non avrai altra dea”, Galleria Il Prato dei Miracoli, Pisa.
MIART, Parco esposizioni Novegro, Milano.
“Gli Inventauso, oggetti in bronzo”, Studio Bellavista, Napoli.

1995 – “Sculture”, Galleria Kontraste arte contemporanea, Forte dei Marmi.
“Segni del Tempo”, Polidarte, Spoleto.
Disegni, Process Space Festival, Sofia (Bulgaria).
“Marechiaroscuro”, Gallerie A come Arte, Napoli; L’Osservatorio, Pozzuoli.
“Artisti contemporanei italiani”, Pinacoteca comunale, Patrasso (Grecia).
“Napolinovantacinque”, Studio 10, Chur (Svizzera).

1996 – Process Space Festival, Sofia (Bulgaria).
“Arte + Città”, Galleria Kelten Keller, Zurigo.
“Ipotesi nuove”, Galleria d’arte Gnaccarini, Artissima, Torino.
“La Giostra del Tempo/Il Senso del Luogo”, Officine Pelli, Napoli.

1997 – “Segni del tempo”, evento scenico-installazione, per Riccardo Held, Teatro di Villa Patrizi,
Napoli.
“De/Frazioni”, installazione-performance, Elafonissi, Creta; Kissamos, Creta (Grecia).
“Scritto nella Polvere”, Ospedale della Pace, Napoli.

1997/98 – “Percorsi di Luce”, Università Popolare, Portici (Napoli).

1998 – “Assonanze & Contrasti”, Galleria Monogramma Arte Contemporanea, Roma.
“Involucri di Luce”, performance, Piazza Bellini, Napoli.
“Sculture”, Galleria Kontraste arte contemporanea, Pietrasanta (Lucca).

1999 – “Segni e colori contro la mafia”, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
“Sculture”, Galleria Kontraste arte contemporanea, Pietrasanta (Lucca); Galleria Zammarchi, Milano.
“80055 AREA collettiva”, Villa Savonarola, Portici (Napoli).
“Stanza con vista”, Galleria Terzo Millennio, Milano.
Gruppo Artesign, R. Gordon University, Aberdeen, Scozia.
“Il Bosco Sacro dell’Arte”, Bosco di Capodimonte, Napoli.
“Art Brut”, mostra itinerante internazionale, Museo Nazionale Ferroviario, Pietrarsa (Napoli).

1999/2000 – Installation Duff House, Country House Gallery, Banff, Scozia.
“Contemporary Decorative Arts Selling Exhibition 2000”, Sotheby’s, Londra.
Workshop Wood 2000, Museo di Bokrijk (Genk), Belgio.
“I colori della musica”,a cura di Ela Caroli, ex Consorzio Agrario, Bellizzi, Salerno.

2001 – “Le forme delle donne”, Piazza Plebiscito, Napoli.

2001/2002/2003 – “Arte da mangiare”, design in tavola, Macef, Milano.
“Omaggio a Trilussa”, Piazzetta Trilussa, Roma.
“Più Rosso x Luca, omaggio a Luca Castellano”, Villa Comunale, Portici (Napoli).

2002 – “Segnalibro d’ artista”, Villa Bruno, S. Giorgio a Cremano (Napoli); Politeama Gallery, Roma.
“Buio & Luce”, Galleria San Giorgio, Napoli.

2003 – “La Germinazione”, S. Maria La Nova, Napoli.
"Lievitazione performance multimediale, con A. Davide e A. Oste, S. Maria la Nova, Napoli
“Azione Collaterale”, Politeama Gallery, Roma.
“Riso amaro”, installazione plurima, Palazzo Ducale, Sessa Aurunca (Caserta).
"Buio e Luce pratica del desiderio”, Complesso Rinascimentale Umanitaria, Milano.
2004 – “Cratere" installazione performativa, Museo delle Scienze Naturali, Milano; Chiostro di S.
Francesco, Prato.
“Elios Elaion, arte-cultura-cibo”, Camera di Commercio, Napoli.
“Civiltà Flegrea ‘Tracce’”, Bacoli (Napoli).
“Il Vino errante”, istallazione e performance di L. Cristinzio e C. Viparelli, Palazzo Reale, Portici
(Napoli).
“Memoria errante”, Galleria Milos dell’ Istituto Italiano di Cultura, Salonicco, Grecia.
“Evocare sensazioni”, istallazione performativa,Tenuta la Villanella, Massa Lubrense.

2005 – “La luce come segno di vino”, installazione-performance, Museo Archeologico, Spoleto.
“Nuces vocamus et castaneas… quae tanta occultaverit cura naturae”, Montella (Avellino).
“Locus Nascendi”, video-performance, Miglio d’Oro Park Hotel, Ercolano (Napoli).
“Video-performance”, nell’ambito dell’iniziativa Studi Aperti, atelier dell’artista, via
Costantinopoli, Napoli.
“Città delle donne”, Città della Scienza, Napoli.
“Aurum/Olei”, Sala Consiliare del Comune, Sorrento.
“Struttura/oggetto”, Belvedere di San Leucio, Caserta.
“Castanea. La Castagna a ferro e fuoco”, mostra di libri d’artista, Montella (Avellino).
“Sometimes together”, Casoria Contemporary Art Museum, Napoli.

2006 – “FuocOVitale”, mostra/evento, Museo Archeologico Virtuale, Ercolano (Napoli).
Aqua”, videoinstallazione, per “le Domeniche di Repubblica“, Villa Campolieto, Ercolano (Napoli).
“Metafore e Allusioni”, Bersani Art Gallery, Capri.
“Indizi di profondità”, performance, nell’ambito dell’iniziativa Studi Aperti, atelier dell’artista, via Costantinopoli, Napoli.

2007 – “Mostra di arte e design”, nell’ambito dell’iniziativa Studi Aperti, atelier dell’artista, via Costantinopoli, Napoli.
“Donne Tranne 4”, Palazzo Crispi, Napoli; Villa Signorini, Ercolano (Napoli).

2009 – “Visi Comunicanti”, Palazzo Reale, Portici (Napoli).
“Light Impressions 09”, TerreBlu LAB Gallery, Caserta.

2009/2010 “Le luci e la pietra”,a cura di Giuseppe Coppola. Belvedere di San Leucio, Caserta.
“Terre blu landscapes”, Palazzo del Belvedere di San Leucio, Caserta.

2010 – “Untuffonelvino”, Castel dell’Ovo, Napoli.

2011/2012 – “Lo Stato dell’Arte -Regioni d’Italia”, 54a Biennale di Venezia, Pontecagnano (Napoli).
“Memorie di futuro. La responsabilità civile dell’artista”, mostra personale di Laura Cristinzio ed Elio Mazzella, Museo ARCA, Santa Maria la Nova, Napoli.

2011 – “Il Corpo Cieco”, Il MUSE Antico Convento dello Spirito Santo, Pellezzano (Salerno).

2015 – “Leggero come Alluminio”, premio COMEL Vanna Migliorini arte contemporanea, Latina.

2015/2016 - Ultimo reperto, , Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

2016 - Il grande mosaico, dall'installazione Ultimo reperto di Laura Cristinzio, Accademia di Belle Arti Napoli.

MOSTRE: (Selected Exhibitions)

1964
- Galleria San Carlo (Napoli);

1965
- Società promotrice «Belle Arti» (Napoli);

1966
- I° Rassegna d'Arte del Mezzogiorno;
- Galleria «Il Fuggiasco» di Karlsrhue (Germania Ovest);
- Arte grafica a Barra;

1967
- II Rassegna d'Arte del Mezzogiorno, Palazzo Reale, Napoli;
- «Proposta 66» Rassegna documento d'Arte nuova galleria Cadario (Roma);
- Galleria «Il Fenicottero di Stoccarda »;
- Mostra sociale padiglione Pompeiano;

1968
- Nuove presenze del Sud da «Proposta 66 »;
- Galleria Cedorio Roma;
- Mostra mercato Artisti Napoletani;
- Mostra Sociale di Pittura e Scultura padiglione Pompeiano;

1970
- V Rassegna d'Arte del Mezzogiorno «Grafica Italiana d'oggi »;

1971
- Galleria «S. Carlo », Napoli;

1994
- Maschio Angioino, L'Homo Paradocsus secondo il pittore nuovo Altamura, Napoli;

1996
- Galleria Italia Nostra, Napoli;

2002
- Casina Pompeiana, Villa Comunale, Napoli;
- Kunst Centret, Silkeborg Bad, Danimaraca;
- Cite' Internatinal universitaire de Paris, Maison de l'Italie, Francia;
- Villa Fazio, Iconografie, pittura e scultura a confronto, Napoli;

2003
- Galleria Salvatore Serio Napoli;
- Le porte di Napoli, Villa Comunale, Napoli;
- Rotary club, Paesaggi e culture, sorrento;

2007
- Modern Art Agency, The Surrealist Patafisic of Giancarlo Altamura, Johannesburg;

2009
- Galleria Ma, Napoli;

2010
- Modern Art Agency, Johannesburg;

Opere di Giancarlo Altamura si trovano nelle collezioni private e di galerie in: Francia, Germania, Austria, U.S.A., Spagna, Lussemburgo, Olanda

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