Raffaele Maddaluno "Avverrà il Miracolo"
Aurelio De Rose
Da Montesanto a via Foria una metaforica reincarnazione dell'atto mistico !
tris-paniDi Raffaele Maddaluno ci siamo occupati già in una sua precedente mostra il cui soggetto"il Vangelo secondo Raffaele" era particolarmente svolto attraverso la rivisitazione degli elementi del miracolo più eclatante e mistico dell'intero percorso del "Verbo":In quella poccasione, il "Tris di pani" ed il "Tris di pesci" rappresentavano uno stimolante interesse per choi osservava le opere, determinando poi lo sviluppo personalissimo di sequele di impaginazioni intime, che divenivano proprie nello sguardo di chi le captava.
Questa religiosità particolare, Maddaluno, nella sua ipotesi, tenta di far proseguire oggi in una mescolanza di mistico e caso incredibile, dando la possibilità di viaggiare con la mente e creare il "miracolo", anche questo in forma personale, propria. Forma inconsueta quindi, oseremmo dire blasfema nella sua concettualità, quella dell'annunciazione di questo "Mracolo". Del quale non è ancora dato sapere, il giorno e l'ora dell'evento; e restando alle prime enunciazioni, dovrà diventare il ripetersi di un rituale non solo per quanti saranno coinvolti e a conoscenza dell'avvenimento ma, soprattutto per gli ignari spettatori; e Napoli, stando alle valutazioni dell'artista, é la capitale anche in queste ritualità. Infatti, indica il messaggio anticipatore di quello che personalmente definisco esclusivo fenomeno più che Miracolo, che nel quotidiano si diventa tutti spettatori anche inconsapevoli, assistendo al moltiplicarsi del pane e del pesce, come banale evento di "acquisto", atto che, nel suo accadimento può trsformarsi invece, metaforicamente nella reicarnazione del fenomeno trascendente. Evento però ! Ribadiamo: che spogliato della sua intrinseca religiosità, diviene nel quotidiano esclusiva operazione di baratto, quindi esclusivo fenomeno. Napoli poi, stando alle enunciazioni recepite é, per intrinseca natura soggetto/oggetto di tutto ciò, sia per le ataviche funzioni di "religiosità" (cappelle votive, processioni, fujenti, accadimenti espterici..) che per quelle della mera utilizzazione del cibo come elemento unico, essenziale e, la cui mancanza spesso ha provocato rivoluzioni e eccidi (Masaniello, l'Eletto Storace...).
Detto questo, bisognerà però attendere che quanto annunciato si manifesti non solo tris-pesci con l'avviso prima indicato ma, anche se contemporaneamente con il segnale che a Montesanto ed a Foria, rispettivamente, davanti ad una pescheria e un panetteria alcune gigantografie diranno del portento.
Tutta l'operazione, verrà poi corredata da un video e fotografie (che probabilmente esplicheranno ciò che accade) e, attraverso dei percorsi obbligati, evidenziati su una cartina di supporto all'invito, si potrà raggiungere gli estremi punti di riferimento a piedi, con l'autobus o con il taxi.Che dire ! Certo, nel contesto di assoluto isolamento e a voilte di stasi in cui versano le arti figurative, operazioni del genere non fanno che alimentare quelle tendenze al disinteresse. Avremmo capito, e questo è stata la domanda posta a Maddaluno, che l'avvenimento portasse realmente ad un risultato "fenomenale", "eccezionale" e che in forma anche blasfema determinasse un veromiracoloso; ma, riteniamo non avendo ricevuto risposte, che purtroppo nulla andrà in "gloria"
Pubblicato su il Denaro n 49 9/3/2002
IVANA D'AGOSTINO - 2003
RAFFAELE MADDALUNO:
"Maddaluno e la sedia interagiscono da un fotogramma all'altro come se fosse uno spazio teatrale vero e proprio, nel quale l'artista entra come varcando la soglia di un'ideale boccascena dissimulato dalla cornice barocca".
pesca-miracolosaCostituita da una sequenza di quarantasei scatti fotografici dei quali in mostra se ne espongono tredici, e dì una sedia tridimensionale riprodotta in materiale plastico, sul modello di quelle seriali in legno di uso quotidiano, l'installazione fotografica di Raffaele Maddaluno Dentro e fuori campo assume il senso di un'operazione liberatoria, in questo caso dalla sedia, da lui condotta nei modi di una ritualità esoreistica fortemente ironica. Nata come protagonista di un dipinto dell'83, che a quella data, quasi identificandolo ludicamente con essa, associava l'artista al soggetto pittorico della sedia, è lungo il percorso di lenta metabolizzazione della cosa che da allora arriva ad oggi, che si completa il percorso catartico di compiuta espiazione, con l'incendio e relativa distruzione della sedia incriminata.
C'è tuttavia da dire che il percorso catartico succitato, consistente nel superamento della sedia come soggetto protagonista - e per esteso del fare arte referenziandosi alla pittura su supporto in tela a cui si riferiva la sedia in questione, nonché la stessa sperimentazione quasi per intero dell'artista a quella data - arriva ad una sua piena maturazione nel '95; che coincide sia con l'anno in cui Maddaluno realizza la sequenza fotografica di Dentro e fuori campo, che con l'inizio di una serie di performances e video-installazioni, di cui l'ultima, del 2003, Contatta il tuo Angelo metropolitano, consiste in un evento realizzato nella metropolitana di Napoli: un attore biancovestito con tanto di ali da Angelo custode distribuisce volantini per rilevare con un sondaggio le preferenze della gente rispetto alle caratteristiche richieste all' angelo custode a loro assegnato.
Il 1995 si segnala dunque nel personale vissuto dell'artista come un anno-chiave di seminatoretraghettamento verso esperienze extra-pittoriche, ambientali e performative. Lo spaesamento e il paradosso presenti nella performance menzionata, derivati dalla materializzazione dell'Angelo custode in metropolitana finalizzato, attraverso un rilevamento dati, ad offrire un servizio sempre più conforme alle esigenze di mercato, sono perfettamente allineati agli esiti di altri eventi realizzati da Maddaluno dal '95 ad oggi, come allo spirito che si sottende all'installazione fotografica Dentro e fuori campo. Nel senso di una comune diffusa e ludica ironia dissacratoria neo-dadaista, tesa a destabilizzare la certezza di valori inossidabili, inoppugnabili ed imperituri nel tempo come quello della sacralità dell'opera d'arte.
Non a caso dunque Raffaele inquadra gli scatti della sua sequenza fotografica in cornici pesantemente barocche derivate, essendo luì partenopeo, dalla tradizione del Seicento napoletano. Il rapporto di mimesi con la pittura di quel secolo lo porta a mutuare da essa anche l'uso della luce fortemente chiaroscurata su fondi cupi, a cui affida la teatralizzazione di questo dramma in progress della sedia. È così messo in atto il tradimento dell'immaginario collettivo consolidato sulla certezza di referenti certi che associano l'esibizione di cornici di pregio e l'uso di luci sapienti alla messa in scena dì battaglie o di mitologie arcadiche, qui sostituite dalla tragedia di una sedia seriale presa a calci e poi anche incendiata.
la-sediaLa destituzione del soggetto nobilitante mette in scena una situazione paradossale da teatro dell'assurdo con due attori che traspongono un'azione performativa, sul genere dell'Angelo metropolitano citato, nella sequenza fotografica di Dentro e fuori campo. Tant'è che Maddaluno e la sedia interagiscono da un fotogramma all'altro come se fosse uno spazio teatrale vero e proprio, nel quale l'artista entra (nella prima foto) come varcando la soglia di un'ideale boccascena dissimulato dalla cornice barocca. Dissimulazione e finzione sono alla base anche delle dinamiche e strategie da lui messe in atto - di aggressività nei confronti della sedia che presa a calci vola in aria, o di indifferenza nei suoi confronti per mascherare l'azione successiva e risolutiva d'incendiarla con finale di rogo catartico ed espiativo - per portare a termine in una serie di stazioni progressive ricche di pathos crescente, questo rituale dei paradosso di sapore ironicamente neoavanguardistico, che nella volontà spettacolare di estromettere la sedia dalla sequenza fotografica con un rogo purificatore, intende affermare con forza l'altrettanto avvenuta sua eliminazione dalla memoria dell'artista. Non a caso la sedia in questione, ormai oggetto tridimensionale espulso dal campo visivo dell'immagine, è collocata in galleria, ricostituita in materiale plastico, come metafora di un percorso catartico finalmente avvenuto.
Roma, 21 aprile 2003